.. |
1. Principali caratteristiche della storiografia
Paradosso: la patria della "microstoria", per
il medioevo è caratterizzata dalla totale assenza di studi sul mercato
della terra. Ci sono invece innumerevoli analisi dei processi di mobilità
fondiaria a vantaggio delle città (cfr. Menant).
Unica notazione di merito: la constatazione (innegabile
per il mercato fondiario animato dalle città nel 2-300) di una elevata
commercializzazione della terra, di una vivace dialettica fra domanda e
offerta, dell'operare di "prezzi di mercato", ecc., insomma l'innegabile
esistenza di un mercato fondiario animato da fattori "economici" ha di
fatto bloccato le indagini sui condizionamenti di altra natura (politici,
sociali, familiari, ecc.). Sola eccezione di rilievo: la spiegazione fornita
nel 1984 da Maire Vigueur dell'elevatissima commercializzazione delle grandi
aziende fondiarie della Campagna Romana: attribuita in precedenti studi
dello stesso Maire Vigueur al dinamismo economico del ceto dei proprietari-imprenditori
agricoli romani, è stata nel 1984 ricondotta ad esigenze "simboliche",
cioè di riproduzione della famiglia e del suo prestigio sociale
(le aziende agrarie circolano molto non perché l'economia agraria
è dinamica, ma perché rappresentano un capitale subordinato
alla costituzione di doti e all'acquisto di case per i figli da sposare).
2. Gli studi sui prezzi della terra
Situazione desolante. Non certo per mancanza di
fonti: la documentazione, soprattutto dal 1250 in poi, è abbondante,
variata (dal 1300 inizia anche a non essere più esclusivamente di
origine urbana), con potenzialità immense. Esistono fonti eccezionali:
ad es. la Tavola delle possessioni Siena del 1317-8, che per tutto il contado
senese fornisce la stima del prezzo di mercato di ogni singola parcella!
Il disinteresse della ricerca italiana deriva
dal tardo sviluppo (inizio anni 70) della storia dell'agricoltura, che
si diffonde solo quando la storia dei prezzi è ormai in crisi; dalla
tradizione di studi sul paesaggio agrario (E. Sereni docet); dai persistenti
orientamenti storico-giuridici; dall'attenzione (marxista) per i contratti
agrari, visti come strumento per capire i rapporti di produzione e le forme
in cui avveniva l'appropriazione del lavoro contadino.
Per il periodo 1230-1350 si ripete, genericamente,
che i prezzi fondiari aumentano fino al tardo 200, conoscendo poi una fase
di stagnazione e infine addirittura un declino dopo il 1350: ma in realtà
non conosco elaborazioni statistiche attendibili. Paradossalmente più
studiato il periodo anteriore: 1170-1220. Esch (tesi inedita) per Lucca,
Cammarosano per il senese (La famiglia dei Berardenghi). In particolare
Cammarosano fornisce un esempio metodologicamente molto interessante (e
complesso!) per utilizzare dati disomogenei e incompleti ai fini di una
ricostruzione statistica. Varrebbe la pena di discuterne... Le sue conclusioni:
sostanziale stabilità 1050-1170, poi inflazione elevata (del 100%
decennale) fino al 1200, e minore (30-40% decennale) fino al 1230. Cammarosano
la spiegava con cause locali (aumento massa monetaria dovuta all'apertura
della zecca senese), ignorandone la dimensione regionale (cfr. Esch), se
non europea...
3. La proprietà fondiaria urbana
Problema centrale nella storia e nella storiografia.
Studi numerosissimi. Buone rassegne quelle di Cherubini, Piccinni, Cammarosano,
Chiappa Mauri, Cortonesi, ecc. (cfr. bibliografia).
Il tema è stato studiato da molteplici
punti di vista: economici, demografici, di flussi migratori, politici,
ideologici, di cultura giuridica, legislativi, fiscali, ecc.
Nell'impossibilità di fornirne una panoramica,
sottolineo alcune linee di fondo e poi fornisco alcuni rapidi approfondimenti.
3.1 Linee di fondo (1170-1350)
-sistema successorio: eguaglianza dei figli maschi
(anche fra la nobiltà).
-grande sviluppo dell'economia cittadina, e grande
disponibilità di capitali.
-gravissima crisi e forte limitazione dal 1200-50
dei poteri signorili.
-"corsa alla terra" da parte non solo dei ceti
dirigenti urbani, ma di vasta parte della popolazione cittadina.
-forte frammentazione fondiaria, e di conseguenza
elevata velocità di circolazione della terra.
-processo di espropriazione contadina massiccio
(necessità di fornire una cronologia e una geografia più
raffinate; molteplici le cause).
3.2 Alcuni approfondimenti
3.2.a Ampiezza della diffusione sociale degli
investimenti fondiari da parte della popolazione urbana (spesso almeno
il 50-60%, e talora il 70% e più, delle famiglie residenti in città
hanno possessi fondiari).
Le cause: prestigio, affermazione sociale, stabilizzazione
almeno parziale dei capitali mercantili più a rischio, nonché
relativa scarsità di sbocchi per il collocamento di piccoli capitali.
Ma la causa principale è la pulsione irrefrenabile
che connota tutti i livelli sociali medi e alti della società cittadina
a garantirsi per via diretta l'autosufficienza alimentare. Questa pulsione
derivava dalla contradditorietà dell'assetto economico: il forte
sviluppo mercantile si accompagna alla persistente minaccia di annate di
carestia, e comunque a fortissime oscillazioni stagionali dei prezzi agrari.
Il tutto con tre conseguenze sul mercato della terra: 1)l'investimento
fondiario è praticato anche se il tasso di rendimento è basso
o in calo; 2)il prevalere dell'autoconsumo di proprietari e produttori
ingigantisce l'incidenza dei grandi proprietari, i soli a disporre sistematicamente
di vaste eccedenze da esitare sul mercato; 3)la frammentazione fondiaria
è elevata.
3.2.b L'espansione della proprietà fondiaria
urbana: un fattore di forza. Tante sono state le cause del grandioso aumento
dei possessi cittadini, e in primo luogo il dinamismo dell'economia urbana
(ma cfr. anche sopra, al punto 3.2.a). Voglio insistere su una causa poco
studiata: la politica, o meglio il legame fra mercato fondiario e sistema
politico.
Argomento complesso. In breve: alla fine del
XII secolo in Italia si stabilisce un rapporto strutturale fra economia
e politica: da un lato, la costruzione statuale operata dai comuni italiani
assorbe crescenti risorse della produzione primaria e secondaria, e della
intermediazione commerciale e finanziaria; nel contempo, però, lo
stato comunale stimola potentemente lo sviluppo economico e -quel che qui
interessa- fornisce un prezioso supporto all'espansione della proprietà
fondiaria cittadina.
Questo intervento "politico" sul mercato della
terra a vantaggio dei cittadini è evidente in tanti aspetti (ad
es. nello strenuo sostegno contro i contadini e i signori che le magistrature
comunali danno ai cittadini proprietari), ma direi che il suo ruolo maggiore
è stato quello di creare spazi fisici e spazi giuridici all'investimento
fondiario cittadino.
Spazi fisici, cioè sviluppo dell'ampiezza
geografica del mercato: ottenuto non solo attraverso la conquista comunale
di nuovi territori, ma anche obbligando signori e comunità rurali
del contado a rinunciare ad ogni opposizione all'espansione della proprietà
cittadina (ad es. Statuti di Bergamo 1243: il comune abolisce le disposizioni
di signori e comuni rurali che vietavano la vendita di terreni ai cives;
norme che vietano ogni forma di boicottaggio nella gestione delle proprietà
cittadine; ecc.); cruciale è inoltre l'attacco dei comuni alle residue
facoltà giurisdizionali dei signori; gli interventi volti a demolire
le solidarietà comunitarie dei contadini; ecc.
Spazi giuridici, cioè opera sapiente di
eliminazione dei vincoli legali e consuetudinari alla circolazione della
terra. La politica dei comuni cerca di affermare la concezione romanistica
del diritto pieno e assoluto alla proprietà, attraverso interventi
che mirano alla ricomposizione del dominio diviso: ricomposizione talvolta
a favore dell'utilista (ad es. Statuti di Perugia 1342: i proprietari sono
obbligati a vendere, al prezzo stabilito da stimatori del comune, i propri
diritti eminenti ai loro enfiteuti e livellari che ne fanno richiesta);
altre volte a favore del direttario (è quanto stabiliscono numerosi
provvedimenti comunali di "affrancazione" dei rustici sottoposti a signori
rurali). Nel contempo le concessioni consuetudinarie vengono espresse in
forme contrattuali più rigide (di tipo enfiteutico, libellario,
beneficiario, o altro), che facilitano la mobilità anche solo del
possesso utile.
3.2.c L'espansione della
proprietà fondiaria urbana: una conseguenza, cioè gli effetti
economici di questo grande dinamismo del mercato fondiario a vantaggio
della città.
In breve: 1) sradicamento contadino, cioè
scomparsa di un rapporto stabile e duraturo fra la terra e chi la coltiva
-->introduzione di contratti agrari che permettono un assorbimento molto
maggiore della produttività contadina; 2)apporto di capitali urbani
per effettuare ricomposizioni fondiarie; 3)apporto dei capitali urbani
per incrementare la produttività della terra; 4) ecc.
Va comunque sottolineata la forte diversità
regionale: in certe aree del nord (ad es. Lombardia irrigua) grandi opere
di sistemazione agraria e formidabili aumenti di produttività; in
altre (ad es. Toscana mezzadrile) aumenti di produttività più
modesti ottenuti non tramite vasti interventi fondiari, ma più che
altro attraverso un più efficace controllo del lavoro contadino.
4. Dove la città non arriva
Solo pochi cenni. Colpisce in primo luogo la pochezza
degli studi e la diversità di situazioni. Per il momento, illustro
tre situazioni (tipologie?) diverse:
4.1 Le montagne
Realtà diversissime. In linea di massima:
persistenza della signoria, ma soprattutto diffusione della piccola proprietà
contadina. Una mitica società contadina? Un mercato della terra
più chayanoviano?
4.2 Il Friuli
Regione caratterizzata, ancora nel XV secolo,
da un assetto che sembra "altomedievale":
-scarso radicamento locale delle famiglie aristocratiche,
i cui possessi fondiari, pur se ingenti, sono dispersi in innumerevoli
villaggi.
-assenza di signoria territoriale (la signoria
bannale di Duby) e presenza di un potere pubblico di qualche efficacia.
-una società rurale costituita da comunità
di villaggio.
-un'economia agraria basata sulla stretta associazione
fra famiglia contadina e manso (non frammentabile).
Mancano studi specifici sul mercato della terra,
ma è evidente l'interesse della situazione.
4.3 Il Lazio, ovvero un'area
a signoria forte
Il Lazio del XIII secolo è caratterizzata
da una presenza signorile molto robusta. I signori limitano la circolazione
di terra sia in proprietà, sia in concessione:
-cercano di eliminare (spesso con successo) tutti
gli allodi contadini.
-pongono divieti e limiti alla alienazione delle
terre in concessione (talvolta si può vendere le terre della tenures
solo ad altri soggetti del signore; altre volte si possono vendere solo
le vigne, oppure solo per motivi gravissimi, come il pagamento di riscatti;
il signore vieta il cumulo di tenures anche per via ereditaria; ecc.).
I signori sembrano temere eccessivi processi di mobilità sociale
all'interno del mondo contadino.
-i signori richiedono il pagamento di un canone
elevato anche ai contadini che coltivano terre di cittadini o di chiese
(si impedisce così ogni espansione della proprietà cittadina
ed ecclesiastica).
-altre volte obbligano gli abitanti della loro
signoria a coltivare esclusivamente terreni di proprietà signorile.
Bibliografia
Cfr. Orientation bibliographique
di F.Menant, ed inoltre:
P. Cammarosano, Le campagne
nell'età comunale, Torino 1974
Campagne (Le) friulane nel tardo
medioevo. Un'analisi dei registri di censi dei grandi proprietari fondiari,
a c. di P. Cammarosano, Udine 1985.
Carocci, S., Baroni di Roma.
Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo
Trecento, Roma 1993
G. Cherubini, Le campagne italiane
dall'XI al XV secolo, in Comuni e signorie: istituzioni, società
e lotte per l'egemonia, Torino 1981, pp. 265-448 (Storia d'Italia diretta
da G. Galasso, IV).
- Una comunità dell'Appennino
dal XIII al XV secolo, Firenze 1972.
- Signori, contadini, borghesi.
Ricerche sulla società italiana del basso medioevo, Firenze
1974.
G. Chittolini, - Signorie rurali
e feudi alla fine del medioevo, pp. 591-672 (Storia d'Italia diretta
da G. Galasso, IV).
A. Cortonesi, "Contrattualistica
agraria e proprietà ecclesiastica (metà sec. XII - inizi
sec. XIV)", in XVI Congresso del Centro di studi di storia e d'arte
di Pistoia, Pistoia 1999
-- Terre e signori nel Lazio
medioevale. Un'economia rurale nei secoli XIII-XIV, Napoli 1988.
-- Ruralia. Economie e paesaggi
nel medioevo italiano, Roma 1995
Giorgietti, G., Contadini e
proprietari nell'Italia moderna. Rapporti di produzione e contratti agrari
dal XVI secolo ad oggi, Torino 1974.
J.-C. Maire Vigueur, -" Capital
économique et capital simbolique. Les contradictions - de la société
romaine à la fin du Moyen Age", in Gli atti privati nel tardo
medioevo: fonti per la storia sociale, a c. di P. Brezzi e E. Lee,
Roma 1984, pp. 213-224.
Il mercato della terra,
a c. di G. Delille e G. Ceci, "Quaderni storici", 22 (1987), fasc. 65,
pp. 351-614.
G. Piccinni, L'evoluzione della
rendita fondiaria in Italia: 1350-1450, in Italia 1350-1450, Pistoia
1993 |
.. |